Se non sappiamo raccontarla, l’innovazione muore.
È più facile difendere un foglio Excel che una visione.

Un budget ha numeri, tabelle, cronoprogrammi. Un progetto di innovazione, spesso, ha solo ipotesi, intuizioni e qualche slides che chiede fiducia. E quando arriva il momento di tagliare, indovina chi perde? Perde l'innovazione perché è difficile da spiegare.
È difficile raccontare il valore di qualcosa che ancora non esiste.
È difficile difendere un’idea quando non ha ancora portato risultati misurabili.
È difficile convincere che vale la pena investire nel futuro, quando il presente chiede risposte immediate.

L’innovazione non muore perché non funziona. Muore perché non si capisce.
Il problema vero è che l’innovazione non parla la stessa lingua del controllo di gestione. E quando arriva il momento di decidere cosa buttare già dalla torre, chi non sa tradurre la visione in argomenti comprensibili, ha il destino già scritto. È una questione di cultura.
Non siamo abituati a fidarci di ciò che non è misurabile. Non perché siano miopi, ma perché il sistema ci ha educati a premiare ciò che è certo, replicabile, documentabile. E l’innovazione, per definizione, non è nessuna di queste cose.
E poi c’è un altro ostacolo: il tempo. Raccontare un progetto innovativo richiede tempo. Tempo per spiegare, per contestualizzare, per immaginare.
Ma il tempo, è sempre troppo poco. E così si finisce per bocciare ciò che non si riesce a raccontare in tre slides.

Se l’innovazione non si racconta, non esiste. E se non esiste, non si investe.
Ciò che non si sa spiegare in modo convincente viene ignorato. Non importa quanto sia strategico o visionario: se non riesci a farlo capire, non riesci a farlo partire.
Ma effettivamente, quanti di noi sappiamo davvero raccontare perché innoviamo? Non cosa stanno facendo, ma perché. Non quali tecnologie stanno adottando, ma quale futuro stanno cercando di costruire.
Abbiamo smesso di pensare all’innovazione come una scelta coraggiosa. La trattiamo come una funzione, un processo, una riga di budget. Ma l’innovazione è prima di tutto una visione ed in quanto tale necessita di una narrazione: Una storia che parla di futuro, di scommesse, di cambiamento, di persone.
E raccontare il futuro non è facile, richiede coraggio. Chi racconta il futuro dice cose che non può dimostrare oggi, chiede fiducia, non solo l'approvazione. È più facile scommettere sul presente, ma il presente, da solo, probabilmente, non basta più.

Non serve dire che l'innovazione deve essere raccontata meglio.
Servono gli strumenti per realizzarla (bene) e quelli per comunicarla (meglio).
Serve una narrazione strategica. Non serve seguire un manuale di storytelling, ma bisogna costruire un racconto che intrecci visione, contesto e impatto. Un racconto che non venda illusioni, ma apra a nuove possibilità concrete e inattese.
Serve misurarla, con metriche narrative, non soltanto operative: non tutto si misura con euro o percentuali. Alcuni progetti generano cambiamenti culturali, nuovi modi di pensare, nuove domande, impatti positivi direttamente o indirettamente.
Serve raccontare fino in fondo questi impatti. Anche quando non sono monetizzabili, perché sono proprio questi che trasformano il modo in cui un’organizzazione vede sé stessa e il mondo che la circonda.
Serve cambiare il modo in cui si presentano i progetti. Basta slides che sembrano business plan fatti male. Un progetto innovativo va presentato come una storia:
• Qual è il problema che vogliamo risolvere?
• Perché ora?
• Cosa succede se non lo facciamo?
• Quali sono i rischi, ma anche le opportunità?
Serve semplicemente autenticità, non necessariamente perfezione.
Serve scommettere su una visione, non solo sull’esecuzione perfetta.
Se non scommettiamo sull'innovazione, morirà proprio ora che ci serve di più. E sarà colpa nostra.
Di chi non è stato capace di raccontarla per ciò che è realmente.
Di chi non ha saputo difendere il futuro quando era ancora fragile.
Di chi ha preferito il silenzio alla complessità.
Di chi ha scelto di non esporsi, per non rischiare.
La domanda è semplice: Chi, oggi, ha il coraggio di difendere l'innovazione per evitare che muoia?