Free cookie consent management tool by TermsFeed Generator
Accedi Iscriviti LinkedIn

Il pensiero computazionale è ancora pensiero?

Il pensiero computazionale è utile ma non sufficiente: non valorizza intuizione, analogia, contemplazione. Il pensiero umano è imperfetto, creativo, libero. Non cerca solo risposte, ma domande. E farsi domande è ciò che ci distingue realmente dalle macchine.

Il pensiero computazionale è ancora pensiero?

Viviamo in un’epoca in cui il pensiero tende a essere confuso con il calcolo. Non è più inteso come un gesto umano, imprevedibile e creativo, ma una sequenza logica che un software è in grado di eseguire.

Mi riferisco al pensiero computazionale, quel metodo di ragionamento che emula il funzionamento delle macchine, che è diventato un modello educativo e professionale, un paradigma: scomporre, ordinare, astrarre, automatizzare.

Ma bisogna chiedersi: si può ancora chiamare pensiero, se diventa semplice calcolo? Un motore AI può scrivere un articolo, generare un’immagine, risolvere un’equazione. Il pensiero non è più un’esclusiva umana. È diventato una funzionalità di un prodotto digitale.

E allora, cosa resta a noi?

Pensare non calcolare

Se l’intelligenza artificiale eccelle nel pensiero strutturato, forse il nostro compito non è imitarla, ma superarla o in altre parole: trascenderla. Forse è tempo di riscoprire forme di pensiero che non possono essere replicate da un algoritmo. Come l’intuizione.

Einstein immaginò il viaggio su un raggio di luce e non stava semplicemente seguendo una sequenza logica. Stava visualizzando, fantasticando, creando. Era un atto mentale che, almeno per ora, sfugge alla capacità di una macchina.

Oppure pensiamo al pensiero analogico (per analogia). Quando un poeta collega il suono della pioggia al senso di nostalgia, sta creando una connessione che non segue regole formali. È un pensiero che crea ponti tra esperienze ed emozioni, e non segue percorsi lineari.

E per finire, il pensiero contemplativo. A volte ci si ferma a osservare il cielo, senza cercare risposte, ma solo per il piacere di perdersi e interrogarsi, si sta pensando ma non a qualcosa di preciso. Non per risolvere un problema, ma per contemplare, per vivere esperienze, per apprezzare l'ignoto.

Il pensiero come esperienza umana unica

Pensare in modo non convenzionale è un atto di umanità. Un modo per preservare l’imprevedibilità, la creatività, l’imperfezione. Perché l’errore, il dubbio, la contraddizione non sono solo difetti del pensiero umano, sono la sua caratteristica ed oggi, probabilmente, la sua unicità.

Quando un bambino inventa una regola nuova ad ogni turno di un gioco, sta pensando in modo libero. Non secondo un algoritmo, non seguendo uno schema logico, ma secondo la propria immaginazione. Quel gesto è genuinamente pensiero (libero).

Pensare non è solo produrre risultati efficaci. È riuscire a sentire, immaginare, interrogarsi. È un gesto che non è utile valutare in efficienza, ma in profondità.

Cercare le domande, poi le risposte

Forse in futuro non è più utile educare tutti al solo pensiero computazionale. Forse è utile coltivare in ognuno di noi un tipo di pensiero che l’intelligenza artificiale non potrà mai imitare. Un pensiero che si perde, che sogna, che si contraddice. Un pensiero che non punta concretamente alla risposta giusta, ma distrattamente alla domanda giusta.

Quando un artista dipinge un quadro che sembra privo di senso per chiunque tranne che per sé stesso, sta pensando e creando in modo libero. Sta esprimendo qualcosa che un essere umano può comprendere, interpretare con la propria sensibilità, cogliere e provare emozioni, riflettere e creare connessioni capaci di generare, a sua volta, nuovi pensieri.

Il pensiero computazionale è oramai solo uno strumento. Potente, utile, forse anche necessario. Ma forse non dovremmo più definirlo pensiero. È più una forma di ragionamento, e non una forma di coscienza. È un processo prestabilito, una simulazione prevedibile, non una visione inedita.

E allora, forse, la questione iniziale si complica ancora di più. Non dobbiamo solo chiederci se il pensiero computazionale sia ancora pensiero. Dobbiamo chiederci se siamo ancora disposti a pensare. A pensare davvero. A pensare lentamente. A pensare male, a volte. Ma a farci tante domande e pensare come esseri umani.

Perché pensare così è ancora umano. E forse, è proprio ciò che ci resta.


Per approfondire

Leibniz, la scuola e il Lego: così la filosofia forma il pensiero computazionale
Il pensiero computazionale non può limitarsi all’esercizio meccanico di scrittura di codice o all’utilizzazione di un simbolo. Ecco come nuovi percorsi possono educare a un approccio critico ai problemi
Il pensiero computazionale estenderà il pensiero critico umano mediante l’uso di computer e altri dispositivi digitali?
Descrive in che modo sta avvenendo l’espansione del pensiero computazionale nei programmi scolastici di tutto il mondo.
Teoria computazionale della mente - Wikipedia
Pensiero computazionale - Wikipedia

🤖
Il contenuto di questo post è stato creato con l'aiuto dell'intelligenza artificiale.
📣
Le opinioni espresse sono personali e non riflettono necessariamente le posizioni o le politiche dell'azienda o dell'ente per cui lavoro. Si prega di fare la propria valutazione critica del contenuto e di non considerare le informazioni fornite come consiglio professionale.